J.M. William Turner, il pittore della luce.

Vi capita mai di trovarvi davanti ad un quadro, un’opera d’arte, e sentirvi mancare un battito o un respiro? Si, è come se, ad un tratto, vi sentiste trasportati al suo interno, al suo centro e foste capaci di avvertirne ogni fibra ed elemento che lo compone, come se facesse parte di un vostro luogo del cuore.
 
A me personalmente capita ogni volta che mi imbatto in una delle opere d’arte di William Turner, l'artista che prima di tutti riuscì a infondere in un genere di pittura, così tradizionale, un modernismo radicale.

Oggi, mi piacerebbe portarvi con me nell’Inghilterra tra XVIII e XIX secolo alla scoperta di un modo di fare pittura così innovativo e dai caratteri fantastici. Un grande artista che ha saputo guardare alla vita di ogni giorno tramite gli occhi di un bambino che si appresta ad osservare il mondo per la prima volta.
 
Autoritratto

L’immagine del mondo nei quadri di William Turner

Munifico e costantemente creativo, il pittore ha realizzato una quantità immane di dipinti nei suoi 60 anni di carriera raggiungendo però la maturità pittorica, denotata da quel libero tessuto cromatico per il quale è apprezzato in tutto il mondo, intorno alla metà degli anni Quaranta dell’Ottocento

Le sue opere veicolano un’immagine nuova del mondo in cui viviamo. Esse sono imbibite di una forza espressiva singolare e unica che, deriva a sua volta, da un modo di osservare il mondo che ci circonda con un occhio innocente. Non da un significato al colore, ma lo percepisce per come questo è in realtà.

La sua è una pittura fatta di possibilità che ci tocca snocciolare di volta in volta per comprendere, nel profondo, il significato nascosto nella natura dell’immagine dove, sullo stesso livello, stanno natura ed arte.

Mise in pratica le sue abilità tecniche su strade - per la sua epoca - ancora sterrate ed obsolete e, realizzò delle opere fatte di stratificazioni di colore, di velature sottili e di un disegno immediato tanto quanto fugace. L'obiettivo ultimo era quello di essere contemplate dal vivo affinché ne riuscisse a catturarne la quintessenza tramite il proprio occhio, perché in fondo il fare esperienza di un quadro deve essere un atto puramente personale, nonostante questo, sia pensato per parlare un linguaggio universale. Bisogna soltanto trovare la chiave giusta.

Il lavoro artistico di William Turner

Un pittore che sembrava aver raggiunto la sua acme già nel periodo giovanile della sua produzione, ma che continuò a sfidare sé stesso mettendosi in discussione tramite il suo fidato blocco da disegno per gli schizzi che portava con sè ovunque andasse, quasi per elaborare, nel profondo, ciò che ammirava non riuscendo mai a trovare le parole giuste in quanto non eloquente di natura. Così facendo arrivò a vedere il mondo tramite gli occhi del disegno.

Fu proprio grazie agli schizzi, il medium perfetto per elaborare la realtà che lo circondava, che comprese quale fosse il suo stile, arrivando poi a sperimentare la pittura con gli acquerelli e non più soltanto con la pittura ad olio
Quest'ultimi, per lui, erano un elemento molto importante della sua produzione: grazie ad essi, riusciva a giocare con le luci e le ombre raggiungendo così, livelli di precisione e morbidezza unici e sorprendenti. 
Pian piano, giunse gradualmente ad abbandonare il sentiero sicuro della tradizione pittorica del realismo rinunciando così alla perfezione della figurazione e alla fissità figurativa per un’impostazione visiva che, potremmo definire, mossa e libera da ogni confine e contorno.

William Turner: Regolo, un quadro la cui atmosfera luminosa si tinge d’inquietante

Terminato nel 1828, ma rimaneggiato nel ’37, il dipinto ci cala in un paesaggio storico-fantastico, quello del porto di Cartagine e, il pittore, ce lo presenta tramite gli occhi di Attilio Regolo, il soldato prigioniero di Cartagine torturato fino alla morte dopo essersi ribellato alla volontà dei suoi seviziatori.

Il suo supplizio è terribile e crudele, viene accecato per aver incitato i suoi compatrioti a non arrendersi a Cartagine. Le navi sulla sinistra e le architetture sulla destra, svolgono il lavoro di quinte messe in diagonale per guidare lo sguardo dell’osservatore verso lo sfondo. 
L’orizzonte, in mare aperto invece, è caratterizzato da una forte fonte di luce la cui potenza avvolge l‘intero quadro all’interno di una nebbia inquietante che, va offuscando, la ricchezza dei particolari come in una visione onirica.

Il sole diffonde la sua luce in maniera violenta in direzione dell’osservatore costringendolo ad abbracciare, una visione, da lontano per immergersi in un mondo fatto di pura luce. Quella stessa luce che venne osannata dalla critica per la sua unica forza espressiva ed innovativa.
 
"Regolo"

Tempesta di neve – un piroscafo all’ingresso di un porto

Non mancarono però le critiche e le demolizioni nei giudizi che ricevette durante la sua carriera e pare che, questo dipinto che mi ha personalmente stregato non appena l’ho visto, venne definito come “un mucchio di acqua saponata e di imbiancatura”.

Per l’artista, ogni pennellata e tratto pittorico acquista valore figurativo e, tutto, sembra nascere da grandi masse scure e chiare dove, a far da fil rouge, è la struttura chiaroscurale. E' grazie ai veri contrasti che riusciamo ad identificare gli elementi materiali oltre che, quelli atmosferici, inseriti in un mondo fatto di burrasca e vorticoso.

Pare che il pittore per realizzare questo splendido capolavoro, si fosse fatto legare all’albero maestro della nave per ammirare ed, interiorizzare, quello spettacolo titanico affinché riuscisse ad imprimerselo bene, nel caso in cui fosse sopravvissuto. Lo voleva comunicare e raccontare, ma non tramite le parole, bensì, tramite dei pennelli e dei colori.

Nel bel mezzo di una bufera di neve l’osservatore, che sembra vedere la scena dall’alto, è costretto a vivere il momento e, ogni volta, a ricostruirlo con i suoi occhi tanto è la forza dissolutrice, intrinseca, del dipinto.
 
"Tempesta di neve"

William Turner, il pittore del fantastico che mi ha rubato il cuore

Sembra quasi palese il perché mi senta profondamente attratto da un pittore come lui e dalla sua arte. Eppure ci tengo a spendere due parole a riguardo, proprio per farvi toccare con mano, o quasi, la sensazione che questo artista riesce a trasmettermi. Cosa riesce a provocare nel mio cuore ogni volta che mi accingo a guardare un suo quadro.

Ho avuto la grande fortuna di ammirare dal vivo molti dei suoi lavori e, non vedo davvero l’ora che, si possa riprendere a viaggiare per scoprirne di nuovi e continuare a meravigliarmi come se fosse la prima volta che ammiro le sue opere. La sua pennellata ha la capacità di evocare in me un vortice di emozioni, un terremoto burrascoso di sensazioni, in pochi altri ci riescono.

Si, è proprio questa la sensazione di cui vi parlavo, un tornado fatto di sentimenti arcani, primigeni e, che ha il potere di portarmi, alla commozione e allo sbigottimento. 

Avete presente?

Vi abbraccio forte,
Federico.

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