Il Futurismo e Giacomo Balla, due facce della stessa medaglia

 

Il 20 Febbraio 1909, su Le Figarò, sotto l’egida di F. T. Marinetti, il corno della caccia selvaggia e all’avanguardia che fu quella del Futurismo, fu suonato a pieni polmoni.

Da questa data in poi le sorti dell’arte italiana e mondiale cambieranno radicalmente e, come un vento foriero di novità, fece tabula rasa sul banchetto della pratica e delle ideologie artistiche sino a quell’anno.

Il triennio 1909-12 fu pura rivoluzione: a ferro e fuoco tutto ciò che non è pericolo, ribellione e coraggio fisico ed, è bello ciò che è nuovo e frutto dello sviluppo industriale

Per ogni nuovo manifesto vengono propugnate nuove idee perché tutto è un programma ideologico e morale, tutto deve stare al passo con i tempi: linguaggio, stile di vita e l’arte.
 
Giacomo Balla, Autoritratto, 1902

La pittura futurista, uno sguardo verso i nuovi tempi

Protagonista di oggi è la pittura futurista, la rivoluzionaria. La corrente artistica più anarchica mai vista e la più carica di energia e forza innovatrice. Era pronta a mostrare il suo immenso potenziale come lo erano le nuove macchine degli inizi del nuovo secolo: il XX°.

Stagione di manifesti e rivolte, tra il 1910 e il 1912, vengono condivisi su pubblica piazza due manifesti guida della pittura e scultura futurista, ideati e firmati da figure di spicco del periodo come Boccioni, Balla, Carrà, Severini, Russolo e tanti altri ancora
L'obiettivo principale era quello di investire tutti i canali di diffusione della cultura ed utilizzare tutti gli strumenti forniti dalla modernità industrializzata ed avanzata per rivolgersi ad una società borghese industriale.

Dobbiamo molto, a dire il vero, alla pittura futurista. Questo perché ha fatto sì che, l’Italia, si riposizionasse sulla scena internazionale e, oltre a ciò, si aveva una grande consapevolezza: si necessitava che si inventassero nuovi linguaggi estetici in sintonia con dei mutamenti così profondi
 
Quest'ultimi furuno scaturiti dalla modernizzazione e, l’unico modo per raggiungere questo obiettivo, era contaminarsi con l’esistenza quotidiana. Tutto ciò stava a significare solo una cosa: abbandonare quel mondo protetto fatto di allori e bellezza che era l’Accademia.

Vita e arte sono ormai irrevocabilmente intrecciate tra di loro.
 
Alla ragione si risponde con l’istinto e lo slancio vitale e primordiale.

Al cuore di un’opera futurista

L'arte futuristica si aberra di tutto ciò che è antico e frutto di accademismi, è il tempo dei giovani e dei temerari.
Lo scopo principe è focalizzarsi sulla visione dinamica e, spingersi al limite per superare la pittura tradizionale, eliminando così l’uomo dalla sua posizione antropocentrica e immettendolo in un contesto più grande. Divenire parte del tutto era, fondamentalmente, lo scopo di tale movimento artistico. Un intero movimento dove, la sensazione dinamica, è eterna.

Alla base di ogni opera d’arte vi è uno studio scientifico legato alle leggi ottiche, la cui applicazione diviene fondamentale. 
Tutto si moltiplica e tutto si deforma e vibra. Questo accade quando, la nostra retina oculare capta il movimento e, la vertigine ed il traguardo da raggiungere per il moderno, è proprio quello di distruggere e compenetrare lo spazio reale.

Parole chiave della corrente artistica sono: visione simultanea e compenetrazioni ambientali.

Perché? È tramite la convergenza di questi due approcci alla visione della realtà che si riesce a condurre lo spettatore al centro del quadro.

La loro è una nuova sensibilità che sa di primitivo e primordiale, di energia pura e viva, di colori selvaggi urlanti e stratificati in maniera violenta, abbinati, per contrasto, così come accade per i primari e i binari.
Il vero potere dell’arte futurista è però quello di esser riuscita a far convergere, all’interno di un unico calderone, tutte le esperienze nuove dell’Europa di fine ed inizio nuovo secolo traendo, da ognuna di queste, il meglio.

C’è una sintonia di sottofondo tra le correnti espressionistiche e quelle dell’esperienza divisionista. Si fa propria la tecnica alla base della sperimentazione cubista ed il lirismo: movimento tipico degli impressionisti e, così, il movimento diventa sempre più grande e conquista nuovi adepti.

Balla, il maestro dei prìncipi del Futurismo

Con una carriera da divisionista ormai ben consolidata alle spalle, Giacomo Balla, quando decide di imbarcarsi nel battello del futuro assieme ai suoi allievi - dopo non poche difficoltà e movimenti compiuti a stento e con non poca insicurezza - inizia a sviluppare la sua personale concezione di movimento e visione futurista
Alla  base ci sono le percezioni ottiche, lo studio dell’estetica della luce e gli esperimenti fotografici della sua crono-fotografia e del foto-dinamismo di Bragaglia. Vuole rappresentare l’essenza interiore delle cose, dimostrando che moto e luce distruggono la materialità dei corpi.

Il gesto è analizzato e ripreso mediante la sovrapposizione delle figure: forme trasparenti dei corpi che si compenetrano con l’atmosfera che li circonda, tutte osservate tramite uno sguardo fotografico facendo sì che, la sua arte, si fissi in un’icastica oggettività.

È sulla sua passione per la fotografia, il punto di paragone di un’arte profondamente innovativa ed essenza dello sguardo moderno, che riesce a porre le basi per una visione che si è rinnovata faticosamente sino al 1914. 
Anno, quest'ultimo, in cui il suo lavoro è intenso e proficuo e tutto è un continuum dinamico, seppur mantenendosi sempre su due frangenti: quello della luce-colore e quello del movimento.

Lampada ad arco, 1909-11, di Giacomo Balla

Ammetto che il mio interesse per un artista e il suo percorso ma, volendo allargarmi, anche per l’arte in generale, si stanzia sempre nelle zone liminari, quelle di confine, quelle sfumate dove a prevalere c’è la presenza, in potenza, del cambiamento e il rimanere ancora ancorati a quelle ideologie pronte ad essere lasciate andare.

Chissà, sarà la mia natura malinconica?
 
Dipinto a olio su tela realizzato, tra il 1909 e il 1911, da Giacomo Balla. Oggi, l'opera, è conservata
al Museum of Modern Art di New York


Resta di fatto che l’opera che vi presento oggi è manifesto di questa mia inclinazione d’animo e pensiero e, credo che, riassuma al meglio, tramite la bellezza delle immagini e la forza delle pennellate, ciò che voglio dirvi.

La Lampada di Balla è il termine di paragone ante quem per eccellenza per quanto riguarda la sua evoluzione come pittore e, che meglio ci parla, di quel periodo della sua vita che lo vede passare dal Divisionismo ai prodromi di quello che poi sboccerà in un Futurismo tutto personale e, anch’esso, d’avanguardia.

Dai tocchi e i puntini, si passa a delle virgole violente e d’effetto: bianche, rosse, verdi, gialle e azzurre. Hanno lo scopo di rendere al meglio la potenza proveniente dai raggi della luce artificiale del lampione che è tanto forte e sicura da oscurare quella della Luna. E' questa infatti una spudorata, ma squisita, citazione dei manifesti redatti da Marinetti.
 
Dipinto a olio su tela realizzato, tra il 1909 e il 1911, da Giacomo Balla. Oggi, l'opera, è conservata
al Museum of Modern Art di New York
 
Tutto è luce e tutto sembra fondersi con essa creando nuove plasticità e forme, finendo per dare vita ad una tessitura di segni che si sovrappongono in un ritmo apparentemente silenzioso, ma in costante movimento.

Preda di uno spirito tutto meccanicizzato ed anti-passatista, il movimento futurista balla sulle rovine del mondo della tradizione e festeggia la sua vittoria a caro prezzo, quello della Grande Guerra, per un mondo calato in un tornado di innovazione e costante cambiamento dritto verso la più sprezzante e sfacciata modernità.

Una corrente artistica che seppur lontana dal mio gusto personale, mi è molto cara come cara mi è la figura dell’innovatore sui generis che è Giacomo Balla, il futurista del costrutto e dell’immagine mentale.

Un abbraccio forte,
Federico

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