Natale: origine e simboli antichi

Decorazioni brillanti, colori rosso e oro, abeti piccoli o altissimi carichi di addobbi, e poi l’acquisto dei regali e le tavole imbandite: ecco arrivato anche quest’anno il Natale! 

Il 25 dicembre è una data imprescindibile del nostro calendario, che nella tradizione cristiana, rappresenta la nascita di Gesù.

Ma qual è l’origine del Natale? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un salto indietro di molti secoli, quando le tradizioni affondano le radici nei culti pagani.  
 

 

Le nozze tra la notte più lunga ed il giorno più breve

Pensiamo che, agli albori dell’umanità, esisteva un ricco calendario di feste annuali, stagionali e di riti propiziatori legati alla natura. Al centro vi era l’astro la cui presenza, o meno, determinava la vita: il sole.

Mentre l’anno volge al termine, le notti si allungano sino al giorno del Solstizio invernale, il 21 dicembre.
 
Questo momento dell’anno, nella tradizione germanica e celtica precristiana, prendeva il nome di Yule: un momento di passaggio in cui l’oscurità cede lentamente il posto alla luce. 
Proprio nei giorni tra il 22 ed il 24 dicembre, infatti, il sole sembra “fermo” (“solstizio”) nel punto più basso dell’orizzonte.

Durante questi giorni venivano accesi dei fuochi, che, con il loro calore e luce, dovevano ridare forza al sole invernale indebolito.

Dal 25 dicembre, poi, il sole inizia a riprendere forza, a rinascere, e le giornate ad allungarsi.

Ricordiamo inoltre che il 25 dicembre è anche la data in cui, in Egitto, veniva festeggiata la nascita di Osiride e di suo figlio Orus.
 
I romani erano soliti celebrare, il 25 dicembre, la festa del Dies Natalis Solis Invicti (Giorno della Nascita del Sole Invincibile). Essa rappresentava il culmine dei Saturnalia, che si festeggiavano tra il 17 ed il 21 dicembre. 
Questa festa si collegava, a sua volta, al culto di una divinità che veniva dall’oriente e, che rappresentava, il Sole e l'ordine cosmico, il dio Mitra

 

Il Natale cristiano

In realtà non esistono fonti storiche che attestino la nascita di Gesù il 25 dicembre.
 
Nei Vangeli di Luca e Matteo è narrata la nascita di Gesù a Betlemme dall’Annunciazione sino alla visita dei Re Magi, senza menzione di date. 
La prima menzione certa della Natività di Gesù, con la data del 25 dicembre, risale al 336 e, la si riscontra, nel Chronographus, redatto dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo nel 354.

Probabilmente la data fu fissata, quindi, al 25 dicembre, per sostituire la festa pagana del Natalis Solis Invicti con la celebrazione cristiana della nascita di Gesù
Un’operazione di “assorbimento” da parte del cristianesimo di un concetto associato alla religione romano-pagana del tempo. 

 

I simboli sopravvissuti

Fra i simboli che tuttora utilizziamo per il Natale, ne sono sopravvissuti alcuni di chiara tradizione germanica e celtica pagana: il vischio, l’agrifoglio, e naturalmente l’albero di Natale. 
 

Il vischio era considerato dai celti una pianta magica, simbolo di vita, che riesce a sopravvivere seppur privo di radici. Lo poteva raccogliere solo il sommo sacerdote, che faceva parte dei Druidi, con l’aiuto di un falcetto d’oro. Il vischio era considerato dai celti “colui che guarisce tutto”: una pianta donata agli uomini dalle divinità.

L’albero di Natale, l’abete sempreverde, rappresenta la persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità dell’inverno. Era un simbolo di fertilità ed abbondanza, associato alle divinità maschili di forza e virilità. I popoli germanici, dopo averlo utilizzato nei loro riti, lo bruciavano, in modo che il fuoco propiziasse il ritorno del sole.
Addobbare l’albero di mille luci, ricorda il rituale del grande falo’ dell’abete, che spesso si prolungava fino alla Befana.
 

Il Natale: giunto a noi dalla notte dei tempi, è per tutti, oggi, la festa della famiglia, degli affetti, della solidarietà, della speranza
E’ uno spiraglio di Luce nel buio dell’inverno.

 E allora...a tutti voi, Buon Natale

Valentina

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