Omaggio a Pierre Cardin, l’artista della sperimentazione

Moda, accessori, gioielli, profumi, mobili, costumi di scena, stoviglie, e persino una catena di ristoranti: tutto questo è il mondo innovativo del brand che porta il nome del suo geniale creatore, Pierre Cardin
Ogni collezione sottolinea, infatti, la sua insaziabile curiosità per la sperimentazione.

L’artista, che si è spento il 29 dicembre a Parigi all’età di 98 anni, ci lascia in eredità il suo enorme mondo fatto di visioni e di futuro.
 
    Foto di Getty Images
 

La storia di un successo

Pierre Cardin, all’anagrafe Pietro Costante Cardin, nasce in Italia, in una frazione di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, il 2 luglio 1922. 
Proviene da una famiglia di facoltosi agricoltori, caduti però in povertà dopo la prima guerra mondiale.

Rifugiato con la famiglia, in Francia, durante il fascismo, dove il suo nome viene francesizzato in Pierre, a soli 14 anni, nel 1936, comincia l’apprendistato da un sarto a Saint-Ètienne. 
 
Giunge a Parigi nel 1945, lavorando prima per Jeanne Paquin e poi per Elsa Schiapparelli
 
Dopo essere stato rifiutato da Balenciaga, nel 1947, durante la sua apertura, è primo sarto della maison Christian Dior.

Nel 1950 Cardin fonda la sua personale casa di moda, con il suo atelier a Parigi in Rue Richepanse, chiamata "EV".

E, da quel momento, l’artista comincia a rivoluzionare la storia della moda internazionale

Con lui l’abito diviene futuristico, sbarazzino, dinamico, dalla silhouette geometrica e affilata, dai colori vivaci e impetuosi. 
La sua rivoluzione è rappresentata dalla decostruzione della norma, nel taglio di un abito, di forma, di linee.

I suoi abiti finiscono presto per vestire le star del cinema: Elizabeth Taylor, Joanne Woodward, Brigitte Bardot, ed inondano anche la tv (ad esempio la serie originale The Avengers). 

Non solo abiti, ma pentole, padelle, mobili, profumi, automobili, e la sua catena di ristoranti: Maxim’s
Tutto ciò, porta il marchio Pierre Cardin, ad uno stile unico e riconoscibile. 

Recentemente, nel 2019, durante un’intervista a France Culture, lo stilista ha spiegato le origini del suo processo creativo
“Non mi ispiro ai costumi o alla cultura del passato, ma ad esempio ad un camino, ad una ruota, un’auto, un pezzo di corda […]. Il corpo è assente, astratto, non penso al corpo.

Le invenzioni che hanno fatto la storia della moda

Bubble dress: è del 1954 la creazione del leggendario bubble dress, l’abito a bolle, con la famosa gonna gonfia a palloncino, con cui fece scalpore.
 
     Foto tratta da PiereCardin.com
 
Prêt-à-porter: è dello stesso decennio l’ideazione del prêt-à-porter (la “moda pronta”), abiti chic non sartoriali, ma fatti in serie, da indossare tutti i giorni. Essa viene lanciata con una collezione in vendita ai grandi magazzini parigini Printemps nel 1959.

Collezione Space Age: la sua collezione del 1960, ispirata allo spazio, nell’epoca della corsa alla luna, porta sulla passerella abiti bianchi e forme geometriche. (E nel 1969 Cardin sarà l’unico uomo “comune” al mondo ad indossare la tuta degli astronauti che sbarcarono sulla luna).

E contiene elementi leggendari che ancora oggi indossiamo: gli abiti cut-out ovvero “con i tagli”, le aderentissime tute catsuit lavorate a maglia, i pantaloni di pelle attillati, i maglioni con le maniche a pipistrello.

L’unisex: già in quegli anni, Cardin comincia la conversione di ciò che la moda avrebbe rappresentato in futuro. 
In un’epoca in cui era d’obbligo l’esaltazione delle forme femminili, egli crea invece per primo abiti che prescindono il genere sessuale.

Inoltre, per l’uomo, introduce le mitiche giacche da completo senza collo, l’abito “cilindro” senza colletto, che ispirò il primo famoso look dei Beatles. 
Come è sua l’invenzione della forma dei pantaloni “a sigaretta”, tuttora più che attuale.

E’ stato il primo a portare in passerella la minigonna; e, nel 1966, facendo scandalo, presenta inoltre la sua gonna sexy stretta e con spacco.

Sempre nel 1966, è il primo a lanciare una collezione moda per bambini

Abito cinetico: nel 1968 ricama luci su un abito indossato per la prima volta da Maryse Gaspard, la sua musa. E’ l’invenzione di un abito cinetico, mai visto prima nella moda.
 

Cardin e Jeanne Moreau: un amore straordinario

E’ nel 1961 che l’attrice e lo stilista si incontrano nella maison di Cardin. 
Jeanne Moreau, su consiglio di Gabrielle Chanel, fa visita al couturier per chiedergli di realizzare i suoi costumi per il film Eva di Joseph Losey.

Da quel momento, affascinato dall’attrice, il designer la veste in tante occasioni, sino al punto di intrecciare lavoro e sentimento, sebbene a lui non piacessero le donne, come lui stesso ammetteva.
 
    Foto tratta da Bert Stern, Conde Nast / Getty Images
 
 Un sentimento che la star del cinema condivide e che dura quattro anni. 
Lei vuole addirittura sposarsi, lui rifiuta, sebbene desiderino entrambi un figlio insieme; desiderio non avveratosi e, che resterà per sempre, il grande rimpianto di Cardin.

Anche quando la loro storia d’amore volge al termine, il legame tra Pierre e Jeanne resterà comunque saldo e forte per tutta la vita. 
Je n’aimais pas les femmes, et j’aimais Jeanne” (Non amavo le donne, amavo Jeanne) – Pierre Cardin

Il legame infinito con l’Italia

Di origine italiana, veneta, il cuore del grande artista ha continuato sempre a battere per la terra natìa, dove restano ancora i discendenti dei cugini e la casa di famiglia.

Ai curiosi che lo avevano fermato, l’ultima volta a Treviso, nel 2017, aveva voluto ribadire il legame con le sue radici, e l’orgoglio per la sua terra: “Dico sempre che sono trevigiano, sappiatelo, non dimentico mai Sant’Andrea di Barbarana”
Si trovava a Treviso per assistere ad uno spettacolo dei Momix, al teatro Mario Del Monaco. Seduto per una bibita al bar di fronte, così Cardin aveva risposto ad alcuni fan.

Durante la sua vita, l’artista aveva ritrovato le sue radici italiane anche con l’acquisto del Palazzo Ca’ Bragadin, a Venezia, in cui risiedeva durante i suoi frequenti soggiorni nella città; nella calle attigua vi è anche uno spazio espositivo. 

Ricordiamo infine una vera e propria dichiarazione d’amore che l’artista ha fatto qualche anno fa, ricevendo il “Leone del Veneto”, riconoscimento che la Regione attribuisce ai cittadini di origine veneta che si sono distinti:
Non so perché, ma io mi sento più italiano che francese, mi sento veneto e veneziano, dove ho casa e vengo spesso: saranno la creatività e la voglia di lavorare” – Pierre Cardin 

E, dalla tua Italia, ti auguriamo dunque, buon viaggio, Maestro.


Valentina

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