La fragilità di una vita al femminile

Rieccomi con una nuova polemica, se così di può chiamare, riguardante il mondo delle donne

Ormai avrete capito che non sono il tipo di persona che parla di quanto sia bello il cielo o di quanto siano profumati i fiori, e l’argomento di oggi sarà altra legna da ardere per il mio fuoco. 

Donne, Morte, numeri e natura, a primo impatto sembrano non avere grandi cose in comune, quasi nessuna, eppure saranno i temi che andrò a toccare qui di seguito, uno dopo l’altro, tutti legati tra di loro. 

Fonte immagine: www.interris.it
 

Morte: femminicidio o omicidio?

Tutti conosciamo il termine femminicidio, eppure in pochi comprendono la differenza tra questo ed un omicidio

Cosa si intende quindi per femminicidio? Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale

Con quale scopo? Perpetuare la subordinazione del genere femminile e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte. 

Non si tratta quindi di una morte legata al genere, in quanto una donna viene uccisa per il semplice motivo di essere tale. È un omicidio legato al genere, non un raptus, non uno scatto d’ira. È una vita che viene strappata perché la persona è una donna.

Numeri legati al femminicidio: dal 2020 ad oggi

Quando si parla di femminicidi li si associa fin troppo spesso a tempeste emotive, eccessi di ira o gelosia, come se queste motivazioni possano giustificare un gesto così cruento, come se la violenza fosse la conseguenza inevitabile della frustrazione o della rabbia

La dolorosa lista color rosso sangue delle donne vittime di omicidio di genere, che sembra essere il sintomo di un problema culturale e sociale più grande, non sembra destinata a diminuire. 

Nel 2020 sono state 112 le donne vittime di femminicidio, 112 donne a cui è stata strappata la vita, 112 donne di ogni età che sono state aggredite ed uccise per il fatto di essere donne. 112 donne che se fossero state uomini sarebbero forse ancora vive. 

È spaventoso scorrere LE PAGINE di elenchi di nomi, date, luoghi ed età di queste donne a cui è stata negata la libertà di vivere. Si tratta di donne, esseri umani, persone ridotte ad un mero elenco su delle pagine online. 

Puntini rossi su delle mappe

Nel 2020 il numero di casi di femminicidio è stato spaventoso e nel 2021 non sembra essere in diminuzione. Solo nei primi tre mesi sono state 15 le donne assassinate in Italia a causa del loro genere. In media una ogni sei giorni. Nel 2021, in un Paese in cui gli omicidi sono in calo, continuano invece ad aumentare le vittime donne

Non è normale che questo sia normale. Non è possibile che si continui a dire che la parità tra i generi esista già e che noi donne pretendiamo troppo. Pretendere di non essere uccise è forse troppo? Stiamo forse chiedendo la Luna? 

Fonte immagine: www.cospe.org
 

Donne: non numeri, non oggetti, ma vite umane

Delitto di passione, crimine passionale, raptus di gelosia.” 

Sono parole che uccidono e che promuovono la disinformazione. È la rappresentazione mediatica dei femminicidi che suscita nel lettore pietà ed empatia per il carnefice e alimenta la critica nei confronti delle vittime. 

Si parla sempre delle donne che sono state uccise, delle donne che sono state violentate, delle donne che sono state stuprate, ma mai dell’uomo che ha ucciso, dell’uomo che ha violentato, dell’uomo che ha stuprato. 

Questo tipo di narrativa in cui ci si riferisce sempre in modo passivo verso la donna e mai in modo attivo verso il carnefice è fuorviante, perché porta sempre l’attenzione sulla donna/vittima caricandola del peso ulteriore di ciò che le è stato fatto, non per sua scelta. 

Un peso che dovrebbe ricadere sul responsabile di ciò che è accaduto e non sulla vittima, andando a gravare ulteriormente la sua situazione. 

Le donne a cui hanno tolto la vita non sono numeri, né statistiche. Sono vite di ragazze con sogni, progetti di vita, uccise dalla violenza, dal possesso, da una cultura deviata, da una narrazione mediatica morbosa, paternalistica e fuorviante che trasforma le vittime in colpevoli ed alleggerisce la gravità di un reato profondamente strutturato nella società.

Natura: quella dell’uomo verso i fiori

Boys will be boys.

Ma anche no!. 

Questo discorso che ci viene costantemente ribadito secondo il quale gli uomini hanno degli istinti che non possono controllare, come fossero delle bestie allo stato brado. Lo stesso discorso secondo il quale deve essere la donna a fare in modo che l’uomo non sia distratto da lei: che siano i suoi vestiti, le sue forme, i suoi capelli o persino un suo sorriso. 

Quello stesso ragionamento che vuol far credere alle donne che sia colpa loro se un uomo fischia loro dietro, se le insegue la notte mentre rientrano a casa o se le violentano. 

Ma non è così! Non è colpa delle donne se gli uomini compiono queste azioni. Non è colpa delle donne perché questi non sono istinti primordiali che gli uomini non POSSONO controllare. Perché qui non si tratta di pulsioni istintive ma di potere. Un uomo che violenta, che stupra, che uccide, non è un uomo spinto da un impulso naturale, è un uomo che cerca di far prevalere il suo potere sopra la vita di una donna

Il genere femminile spesso e volentieri viene associato ad elementi naturali, come se le donne fossero dei fiori: fragili, indifesi e alla mercé degli uomini. Così fragili da diventare proprietà degli uomini ed in quanto tale, un uomo può avere il diritto di togliere loro la vita quando preferisce. Proprio come quando troviamo un bel fiore in un prato e decidiamo di raccoglierlo per renderlo nostro, solo che così togliamo ad esso la vita. Allo stesso modo sembra normale trattare una donna, con un’unica piccola differenza, che evidentemente in molti ancora non hanno notato, troppi, e che poi così piccola non è: NOI SIAMO ESSERI UMANI, al pari degli uomini

Fonte immagine: www.thegreenrevolution.it
 

Non chiediamo grandi cose, vogliamo essere libere di tornare a casa la sera senza il timore dell’uomo cattivo, vogliamo essere libere di vivere la nostra esistenza senza il timore che un uomo ce la sottragga per rabbia o gelosia, vogliamo essere libere di indossare un rossetto senza venire violentate ed accusate di essercela cercata. Non sono richieste assurde, sono la normalità per gli uomini e vogliamo che lo sia anche per noi. 

Questa deve essere la normalità!

 

Fiorella Valeria Paolini

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